Progetto FARO. Le buone prassi

Una help-guide per insegnanti, operatori sportivi, psicologi scolastici

Una recente survey del Ministero della Salute (Dalla Ragione et al., 2021) ci informa che in Italia oltre 3 milioni di persone soffrono di Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (da ora in poi Disturbi Alimentari - D.A.). Nonostante i dati epidemiologici siano sottostimati (molte persone non accedono alle cure per mancanza di motivazione o riconoscimento del problema), sappiamo che negli ultimi anni i casi sono aumentati in media del 30%; il solo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha registrato, nel biennio 2021-2022, un aumento di oltre il 50% di ricoveri, passati dai 180 casi pre-pandemici (2019) a quasi 300 casi.

A cosa attribuire questo incremento? Sicuramente gli effetti della pandemia hanno avuto un peso rilevante. Preadolescenti e adolescenti costretti all’ isolamento, privati dei rapporti quotidiani con i coetanei e dei loro punti di riferimento, hanno dovuto gestire, in solitudine, emozioni di ansia, paura, angoscia, rabbia; non sempre il malessere psicologico è stato gestito con modalità funzionali. La risposta alla gestione delle difficoltà è esplosa con sintomatologie di varia natura (attacchi di panico, depressione, atti autolesivi) e in alcuni casi ha fatto emergere una presenza significativa di comportamenti alimentari disadattivi. 

L’impossibilità di effettuare, durante il lockdown, interventi tempestivi di ascolto, accoglienza, diagnosi e trattamento, tanto per la carenza dei Servizi sul territorio che per la ridotta operatività degli stessi, ha peggiorato il quadro, ritardando la presa in cura. Ancora oggi, il tempo che intercorre tra l'insorgenza del problema e l'inizio del primo trattamento (DUED - duration of untreated eating disorder), a livello internazionale, varia da 2,5 a 6 anni a seconda del disturbo considerato (Flynn et al, 2021). 

E’ invece fondamentale riconoscere e affrontare tali problematiche precocemente. L’intervento tempestivo è positivamente correlato a una maggiore probabilità di guarigione (Austin, 2020), aiuta a prevenire l'aggravamento delle condizioni psicopatologiche e riduce la sofferenza degli attori coinvolti (ragazzo/a, familiari, amici, etc). 

Se la “tempestività” è la parola chiave, altrettanto “ruolo chiave” giocano alcune figure sensibili alle difficoltà non espresse: l’insegnante e l’operatore sportivo. Essi, quotidianamente in contatto con quella fascia di età della popolazione più a rischio possono, se adeguatamente informati e formati, individuare precocemente i primi segni della sofferenza, un possibile esordio di problemi alimentari e funzionare da ponte tra giovani e famiglia, da una parte, e medici, pediatri, specialisti e i Servizi dedicati alla valutazione e trattamento dei D.A., dall’altra.

Al loro fianco, gli psicologi scolastici capaci di sostenere l’attività di prevenzione, nei luoghi in cui gli adolescenti trascorrono la maggior parte del loro tempo, ovvero gli istituti scolastici.

Come professionisti della salute psichica dobbiamo costruire modelli per “aiutare ad aiutare” e trasmettere strumenti utili all’intervento a diversi livelli ma, per fare questo, è necessario comprendere le difficoltà “sul campo” di chi opera quotidianamente nel mondo dei giovani.

Per tale ragione, attraverso la predisposizione di interviste e questionari rivolti, abbiamo esplorato bisogni e problemi delle figure professionali in prima linea nelle Scuole e nelle Associazioni Sportive e la proposta di questa help-guide di buone prassi vuole essere, per chi opera nel mondo della scuola e dello sport, quella di fornire uno strumento concreto per rispondere a domande concrete: cosa dire, cosa fare, come intervenire? 

L’Ordine degli Psicologi del Lazio, in accordo con le finalità della professione di Psicologo (L. 56/89), promuove il benessere della cittadinanza attraverso azioni orientate alla prevenzione, con benefici sia sul singolo che sulla comunità. Tali benefici aumentano laddove si possa contare sulla costruzione di una “rete” virtuosa anche con figure centrali sul territorio, che agiscano in modo sinergico seppur con ruoli ben distinti. 

Il documento prodotto è il risultato del lavoro curato dall'Ordine degli Psicologi del Lazio attraverso l’attività integrata dei Gruppi di Lavoro di “Psicologia e Alimentazione”, “Psicologia dello Sport e dell’Esercizio Fisico” e “Scuola e Psicologia”. 

A partire da tutte le competenze messe in campo è stato possibile costruire il contenuto di questo opuscolo, un testo di facile consultazione e, al contempo, ricco di spunti operativi per sostenere e accompagnare l’ascolto rispettoso dei singoli e della comunità di adolescenti che chiedono aiuto o non riescono a chiederlo; per formare ed informare gli adulti di riferimento; per essere ancora più efficaci nelle azioni di prevenzione e promozione della salute e per aiutare chi svolge quotidianamente l’importante compito di sostenere l’adolescente nel suo percorso di crescita motivo, cognitivo, sociale.

Dott.ssa Paola Medde
Coordinatrice Progetto F.A.R.O.

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