Questo lavoro è l'armonizzazione di un anno di riflessioni, confronti e discussione del Tavolo di lavoro promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio dove sono state coinvolte figure come il medico, l'infermiere, lo psicologo, lo psichiatra, il bioeticista, l'assistente spirituale, il giornalista, il familiare, per avere riscontri dal punto di vista medico, infermieristico, psicologico, spirituale e bioetico su tematiche come la sofferenza, il desiderio di morire, la revoca e il rifiuto delle terapie in riferimento alla legge 219/2017 e alla sentenza della Corte Costituzionale 242/2019.
La professionalità di coloro che hanno costituito il Tavolo di lavoro ha permesso di approfondire e delineare le tematiche complesse sulla richiesta di morte che la persona malata può esprimere.
La ricerca bibliografica e la quotidianità professionale hanno supportato il lavoro, e al contempo hanno evidenziato i limiti ancora presenti nel percorso di cura.
La mancanza di una formazione strutturata in ambito universitario sulle tematiche del fine vita e dei processi di comunicazione, difatti, impatta sulla difficoltà dei sanitari ad affrontare espressioni che rifiutano o revocano le proposte diagnostiche e terapeutiche, come se queste espressioni fossero la negazione di una professionalità o dell'identità stessa sanitaria.
Una ricerca sanitaria e sociologica poco specifica su queste condizioni umanenon supporta un processo culturale sull’autodeterminazione della personamalata, che sconta ancora azioni sanitarie poco coinvolgenti.
L'ambizione del Tavolo di lavoro è contribuire a sviluppare la coscienza deicittadini, in quanto alcuni di questi rivestono o rivestiranno un ruolo sanitario.
Ci si augura che questo lavoro sia lo spunto anche per la formulazione di ulteriori testi scritti da altri operatori sanitari o da altre persone interessate alla tematica, per trovare modalità sempre più valide per rispondere a tali richieste.