Caso di Francesca - PsicoUmanitas

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Caso di Francesca

Il caso clinico. La psicoterapia all'epoca del covid-19

Francesca è una paziente che da sempre più esprimere la sofferenza agisce. Nata da una famiglia di condizioni socio economiche medio alte, la storia di famiglia è caratterizzata da una separazione netta tra gli affetti e le questioni economiche, cosa che porterà i genitori di Francesca a separarsi quando lei ha 8 anni. La battaglia legale che ne è conseguita ha caratterizzato il linguaggio ed il senso di precarietà (parentesi si definisce donna con la valigia sempre aperta). Per tutta l’adolescenza Francesca ha portato le sue relazioni sociali ed affettive al limite nella modalità “o con me o contro di me”. Estremizzando sempre tutto esperienze e relazioni. In questo periodo subisce due ricoveri psichiatrici, per uso di sostanze ed atteggiamenti autolesivi. In realtà durante i colloqui verrà fuori che in tutti e due gli episodi con un coltello minacciava la madre e le intimava di non avvicinarsi e che solo all’intervento delle forze dell’ordine rivolgeva il coltello verso se stessa, minacciando di usarlo se l’avessero toccata. Sia nel raccontare questi episodi che altri avvenimenti della sua vita il racconto è caratterizzato da scarso coinvolgimento Emotivo. La cosa che preme a Francesca e capire la posizione dell’altro nei suoi confronti, e necessita di rassicurazioni costanti sul fatto che non sarà abbandonata. Questo bisogno sembra guidare i suoi comportamenti da un lato il mettere alla prova con gesti e comportamenti stremi, genitori, amiche e fidanzati dall’altro. Il tentativo disperato di essere confermata e rassicurata con suppliche e promesse, fino a sentirsi vuota ed usata. Francesca dirà: “Io stanco le persone non le interesso quando metto una persona al centro della mia vita diventa il mio tutto come mia madre”. La terapia si è centrata sull’aiutarla a leggere i suoi schemi relazionali ed affettivi; cosa impossibile senza prima passare attraverso le sue emozioni e la sua identità. Francesca non riusciva a stare in nessun modo nel qui ed ora e, cosa più importante, non riusciva a percepire ne’localizzare sul corpo le sue emozioni. Ogni volta che ne percepiva la presenza all’arrivo delle stesse Copriva le emozioni con agiti e sostanze; le sue esperienze, legate solo al dolore o viceversa, bisogno di riempire con fuga o compulsività. Il resto? Semplicemente noia, vuoto, cose da non sopportare o sentire. Il corpo è I’espressione delle emozioni attraverso esso hanno dato la possibilità in terapia a Francesca di
un contenitore in cui finalmente stare. Il qui ed ora è diventato col tempo possibile e con esso la possibilita di tollerare i giudizi ed il distacco. Le intimità e la sessualità finalmente vissuta come possibilità per esprimere fantasie ed emozioni. Non più come performance e strumento per trattenere a se’ I’altro. Nella presentazione, si illustrano le tecniche di alfabetizzazione emozionale e tecniche per contenere e trasformare le compulsivita e gli acting out.

Relatore:
Dottor Luca Napoli