Presento il caso di G. che è una giovane ragazza che ha appena compiuto diciotto anni; viene presentata dalla madre che mi incastra, prendendo un “appuntamento per lei”, in un pre-colloquio e che afferma subito
come la scelta sia ricaduta su di me: “perché lo studio è molto vicino alla loro abitazione”, mi viene detto, sempre dalla madre, che G. ha già fatto colloqui psicologici in due diverse occasioni. La ragazza viene descritta
come costantemente triste a causa del lutto del suo fidanzatino riferendo che: “ va a letto con i suoi santini”.
La psicoterapia della Gestalt ha, probabilmente, la più ampia gamma di stili e modalità rispetto a qualsiasi altro indirizzo terapeutico, per il fatto che la relazione terapeutica, ovvero la relazione tra due soggettività, è
dichiaratamente lo strumento determinante del processo terapeutico. In particolare, la Scuola di Psicoterapia della Gestalt Espressiva (I.P.G.E.), riconosciuta dal MIUR nel 2014 (sede di Perugia) e nel 2016 (sede di Roma), integra gli stili e le tecniche proprie della Gestalt tradizionale come la narrazione di sé, il role playing, la simulata, la sedia vuota, il lavoro sul sogno, il lavoro sul corpo, accompagnandole al lavoro con mezzi artistici come il collage, la poesia, la scultura e la musica arricchendole anche con tecniche di video e fototerapia (Rossi, 2009); nel pensiero che la possibilità/capacità di esprimere sé stesso creativamente sia alla base di ogni buon processo terapeutico.