Relatori: Emanuela Canton e Elisa Mori
La pelle in senso antropologico è da sempre, in particolare in questa fase storica di identità ubique e fluide, arena di iscrizione di drammi individuali e collettivi, luogo di ricerca e messa in scena identitaria, lastra sulla quale si vanno ad impressionare conflitti, dolori, aspetti impliciti.
Ciò si esprime, in questo caso, sul piano della simbologia e sintomatologia psico-somatica, in quanto la paziente è fin da bambina affetta da dermatite idiopatica, e sul piano professionale, poiché ha intrapreso la professione di tatuatrice. Il percorso terapeutico è consistito in un lavoro di tessitura tra l’esplorazione dei sogni e delle immagini interne, e il dare parola in modo consapevole al corpo e alle emozioni.