I Social network per la promozione della professione

Uso consapevole, vantaggi e svantaggi

Nell’attuale contesto digitale, qualunque sia la professione che si intende svolgere, non si può prescindere dall’uso, o quantomeno dalla conoscenza, dei mezzi di comunicazione digitale. Le tecnologie digitali, infatti, hanno cambiato per tutti il modo di informarsi, ma anche quello di promuovere la professione. I social network, ad esempio, nonostante le problematiche ad essi connessi - dal loro uso eccessivo a vulnerabilità di sicurezza online - sono ormai strumenti ampiamente inclusi nelle strategie commerciali di aziende e professionisti. Perfino le istituzioni pubbliche ricorrono ai social media per le loro campagne informative e per fornire servizi all’utenza. La situazione pandemica ha dato un’accelerazione alla trasformazione digitale, o meglio ha fatto comprendere come l’uso di piattaforme, di smartphone e altri strumenti simili, siano ormai un corredo necessario per svolgere il lavoro, e non solo in smart working.

Gli psicologi che si affacciano alla professione debbono conoscere l’impatto che le tecnologie hanno sul loro modo di operare e gli spazi di intervento che si aprono in tale ambito, nonché gli aspetti deontologici e procedurali che ne derivano.

Allo stesso tempo debbono però essere consapevoli della realtà comunicativa odierna e hanno la possibilità di sfruttare le potenzialità dei social network per promuovere sé stessi e la propria attività. L’efficacia di tali strumenti è comunque subordinata ad un loro utilizzo responsabile: divulgare informazioni personali o postare foto di dubbia professionalità, ad esempio, non solo può avere un impatto negativo sulla reputazione del professionista, ma anche esporre a rischi per la sicurezza personale. Basti pensare, ad esempio, ai pericoli per chi opera nell’ambito delle relazioni d’aiuto: rendere pubblici dati personali, come l’indirizzo di casa, può esporre al rischio di subire atti persecutori (stalking) o molestie da parte dei pazienti.

In ogni caso, usare i social network in modo corretto, così come sapersi presentare professionalmente mediante una pagina web o un blog, può avere effetti positivi per la professione. Da considerare, infatti, che oggi la maggior parte delle persone interroga i motori di ricerca (Google in primis) per prendere decisioni o per avere conferma di quanto deciso. Così, anche per la scelta del professionista della salute ci si affida alla rete, anche solo per verificarne la “popolarità”. Il posizionamento in rete, il cosiddetto ranking, è un elemento da non sottovalutare, dal momento che si tende a considerare più positivamente chi ha un elevato ranking, vale a dire chi appare nei primi risultati di ricerca, una volta digitate le parole chiave.

Professione psicologo: diventare social media manager di se stessi

Di seguito alcuni suggerimenti per utilizzare in modo proficuo i social media per la promozione delle proprie attività.

Il primo step è dotarsi delle competenze digitali necessarie per partecipare alla società dell’informazione, senza avere la pretesa di essere degli esperti informatici. Superare il gap digitale significa sapere utilizzare gli strumenti a disposizione, senza rinunciare allo spirito critico. Occorre anche andare oltre certi pregiudizi, come quello di rifiutare a priori i social network perché magari considerati futili: i dati confermano che gli utenti delle piattaforme social crescono di anno in anno ed è chiaro che ormai non sono solo una moda ma uno stile di vita e di relazione, che non possono essere ignorati.

A maggior ragione il discorso vale per gli psicologi che, per la natura del lavoro che svolgono, sono comunque chiamati ad interessarsi degli effetti dannosi legati al loro uso

Oltre alle competenze digitali di base, vanno poi considerate quelle più specificatamente comunicative e di relazione, considerato che proporsi in rete richiede un’attenzione particolare al linguaggio usato, che può raggiungere un pubblico molto vasto e sconosciuto. Ecco alcuni suggerimenti:

  • Occorre assicurare la qualità dei contenuti. Non basta solo “postare” ma produrre informazioni di qualità, poiché questo significa accrescere “il proprio brand”, distinguendosi così da altri professionisti.
  • La comunicazione deve essere chiara e comprensibile per l’utenza cui ci si rivolge
  • È necessario conoscere le differenze tra i diversi tipi di social, al fine di scegliere quello che fa al caso proprio (anche più di uno): se ad esempio Linkedin nasce già come rete di business, frequentato soprattutto da aziende e professionisti che così promuovono il loro lavoro, Facebook, lanciato con un intento socializzativo è andato via via aderendo ad una logica anche professionale, potendo contare su una vastità di utenti.
  • È altamente consigliabile tenere separata la propria vita privata da quella lavorativa sui profili social: se da un lato ne consegue un’immagine squisitamente professionale, dall’altro si riducono i rischi di sovrapporre i due livelli.
  • Lo psicologo che utilizza i social deve essere consapevole degli effetti che la sua comunicazione ha sull’utenza. Questo significa assumersi la responsabilità di ciò che pubblica.
  • I profili vanno monitorati e aggiornati, altrimenti si rischia di dare l’impressione di “trascuratezza”. Chi si rivolgerebbe ad uno psicologo che non ha cura di come si presenta agli altri?

In questa sede l’oggetto è costituito dai social network. Ma, indipendentemente dal mezzo usato, vale la pena ricordare che, con riferimento alla pubblicità informativa, gli psicologi debbono comunque far riferimento al codice deontologico degli psicologi italiani, secondo cui si evince, ad esempio, che “può essere svolta pubblicità informativa circa i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto, nonché il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni secondo criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dai competenti Consigli dell’Ordine. Il messaggio deve essere formulato nel rispetto del decoro professionale, conformemente ai criteri di serietà scientifica ed alla tutela dell’immagine della professione (art. 40). Sono inoltre richiamati i principi di trasparenza e di veridicità del messaggio pubblicizzato, la cui assenza costituisce violazione deontologica.

Proteggere il proprio spazio

Come sopra accennato, la scelta delle informazioni che si decide di condividere in rete è un passaggio fondamentale per evitare rischi di un loro uso improprio da parte di soggetti terzi, perfino cybercriminali. Tali informazioni, infatti, possono essere utilizzate per danneggiare la reputazione del professionista, per compiere atti di cyberbullismo e cyberstalking, o ancora per azioni volte a sottrare l’identità e compiere frodi. Da questo punto di vista si ricorda l’importanza della normativa di riferimento in materia di protezione dei dati personali, il il Regolamento UE n. 2016/679 adottato il 27 Aprile 2016 ed entrato ufficialmente in vigore a partire dal 24 Maggio 2018, per garantire un’efficace tutela dei dati personali per tutti i cittadini e i residenti dell’Unione Europea. 

Per tutelare la propria privacy - nonché quella dei clienti - ed evitare fraintendimenti nel rapporto professionale, si ribadisce il consiglio di separare il profilo social personale da quello lavorativo e restringere la visibilità di quello privato (agendo sulle impostazioni) soltanto alle reali relazioni personali. Così facendo viene posta una linea di demarcazione ad informazioni, contatti e scambi di conversazioni che attengono allo spazio privato del professionista.

Per questo un’efficace azione di protezione consiste quindi nel consultare e regolare le impostazioni di privacy a seconda delle proprie esigenze. Ad esempio è bene avere chiaro chi può vedere i post (se tutti o se applicare dei filtri limitativi), chi può vedere e usare l’indirizzo email fornito per l’apertura del profilo, e così via dicendo.

Ogni social (da Facebook a Twitter a Linkedin, ecc) ha le sue regole. Ma il professionista deve rispettare quelle inerenti al suo ruolo e soprattutto ricordare sempre che i social network sono mezzi potentissimi nel bene e nel male e che a fare la differenza è proprio un comportamento consapevole.