Di cosa parliamo quando parliamo di sessualità

Prim'Ordine. Storie di una Consiliatura

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Alla Moordale Secondary School c’è una rivoluzione in corso. Gli studenti sono stanchi di sentir parlare di sesso a scuola solo nella prospettiva di imparare l’anatomia degli organi riproduttivi, di sconfiggere epidemie di clamidia o scongiurare gravidanze attraverso l’astinenza. Di sesso vogliono parlare eccome, ma a partire dai loro autentici bisogni, dalle loro paure e dai loro desideri più segreti. Così Otis, uno studente un po’ impacciato ma con una madre psicoterapeuta sessuologa, con la complicità della sua compagna Meave, mette su un servizio di consulenza sessuologica aperto agli studenti. Questa è la trama di fondo della serie “Sex Education”, che per 4 stagioni ci porta in giro a esplorare la trama della sessualità adolescenziale: dubbi sulla conformazione dei propri genitali, curiosità e conflitti per l’insorgenza di desideri omo o bisessuali, la relazione con la masturbazione, la difficoltà di affrontare l’intimità e la vergogna per il confronto con gli altri, la relazione con l’espressione del piacere, la legittimazione delle proprie fantasie erotiche, il disagio per essere stati oggetto di revenge porn o per aver subito episodi di molestie. Tutto questo sempre attraverso la maglia dell’affettività, del bisogno di vicinanza e di approvazione, del percorso difficile e affascinante di costruire relazioni consensuali in cui essere anche sempre più vicini a se stessi. 

La fama che ha raggiunto questa serie è termometro di quanto sia necessario e urgente occuparsi del discorso relativo allo sviluppo sessuale e affettivo degli individui. E di quanto molte buone intenzioni in questo senso siano ancora inibite da rigurgiti di imbarazzo collettivo, che si traducono in endemiche tortuosità nella realizzazione di azioni per portare questi temi nelle scuole di primo e secondo grado. Non siamo, purtroppo, molto lontani da quella impostazione puritana e diffusamente fobica per la quale troppo spesso si finisce per fornire ai bambini e ai ragazzi informazioni sul sesso imprecise, vaghe o conturbanti. Paul Auster, scrittore americano recentemente scomparso, nel suo “Diario d’inverno” ci racconta di come per molto tempo della sua crescita abbia continuato a vedere suo padre come un grande contadino intento ad arare il campo di sua madre dove era stato depositato il seme da cui lui stesso era nato. 

Ma i tempi sono decisamente cambiati e anche la facile reperibilità di informazioni della nostra era digitale richiede scelte più responsabili e franche da parte dei soggetti pubblici e privati che si occupano della formazione dei bambini e degli adolescenti. 

Il gruppo di lavoro Psicologia e Sessualità dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, coordinato da Marta Giuliani con i componenti Debora Peruzzi e Michele Spaccarotella, ha costruito, durante l’attuale consiliatura, una voce chiara su questo, puntando sul fatto che la competenza psicologica fornisce strumenti essenziali per comprendere la complessità. E certo è complesso parlare bene di affettività e di sessualità, non solo alle ragazze e ai ragazzi ma anche a chi ha a che fare con loro, genitori, insegnanti, la comunità estesa di riferimento. Non si tratta solo di fornire informazioni e strumenti “tecnici” di intervento, si tratta di contribuire ad aggiornare una dimensione culturale sui cambiamenti essenziali che stanno attraversando la società e che chiedono strumenti di decodifica, di comprensione, di accoglimento, di riflessione critica e di restituzione. 

Nonostante il Ministero della Salute abbia posto, negli ultimi anni, la salute sessuale e riproduttiva della cittadinanza come priorità dei suoi progetti di intervento e il Parlamento Europeo abbia recentemente licenziato un documento in cui si sottolinea che l’educazione sessuale sia parte integrante della salute sessuale e riproduttiva e dei diritti dei bambini e bambine e dei e delle giovani, il tema è da sempre oggetto di forte dibattito nel nostro Paese. 

E i fallimenti di questo processo di confronto e integrazione sono dolorosamente sotto i nostri occhi negli episodi di violenza relazionale che la cronaca continuamente ci mostra. Educare all’affettività e alla sessualità contribuisce a nutrire quell’intelligenza emotiva che è bussola essenziale per navigare consapevolmente nel mondo: conoscersi, accettare la diversità dell’altro, rispettare i confini della relazione, imparare a gestire le emozioni più scomode.

Con questa chiara intenzione è stato pubblicato il Manuale “Educazione sessuo-affettiva nelle scuole primarie e secondarie: linee guida di intervento” recentemente pubblicato e presentato a giugno in Senato, risultato del Protocollo d'Intesa siglato nel 2022 dall'Ordine degli Psicologi del Lazio (capofila del progetto), dall'Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, dal Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute dell'Università Sapienza di Roma e dal Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell'Università Tor Vergata di Roma. 

Il gruppo di lavoro Psicologia e Sessualità dell’Ordine sta nutrendo sinergie con attori sociali apicali per aumentare la visibilità di un progetto tessuto per anni, con l’intenzione di dare più capillarità alle sue possibilità di attuazione e far sì che il contributo specifico della professione psicologica occupi nei contesti della formazione e anche della riflessione politica un ruolo fondamentale, affinché gli interventi non restino appannaggio esclusivo di soggetti più ricettivi e illuminati, ma diventino terreno comune, bagaglio diffuso della collettività. 

Le risposte da parte della società civile stanno arrivando. Ed è una buona notizia, perché si tratta di un progetto indifferibile. Del processo di maturazione della consapevolezza degli adulti di domani.