Lo scorso 10 luglio Il Consiglio della Regione Lazio ha dato via libera alla legge di riforma del sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia (n.99). Promosso dagli onn. Eleonora Mattia e Salvatore La Penna, il provvedimento dà attuazione alle disposizioni previste dal decreto legislativo n.65/2017 e dalla legge 107/ 2015, meglio conosciuta come “buona scuola”, riordinando contestualmente l’intera disciplina dei servizi educativi per l’infanzia. Per avere un’indicazione sulla sua portata è sufficiente considerare che l’ultimo atto normativo in materia risaliva al 1980.
Il principio ispiratore della legge è quello di “garantire a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali”. La stesura del testo ha tenuto in particolare considerazione la cornice sociale ed economica di oggi, puntando a sostenere la primaria funzione educativa delle famiglie favorendo i genitori nella conciliazione tra tempo di lavoro e di accudimento dei figli. Trattandosi di una legge di sistema, l’ambito di applicazione a cui si riferisce è estremamente vasto e articolato. Nel corpo degli articoli, tra l’altro, sono identificati i servizi educativi per i bambini e le bambine di età compresa tra i tre mesi e i sei anni – nidi e micronidi, sezioni primavera, scuole dell’infanzia, spazi gioco – e ne vengono delineate le caratteristiche di base per ciò che attiene arredi, refezione, titoli di studio degli operatori, etc. Grande attenzione è dedicata ai nidi, con l’obiettivo di favorire la regolarizzazione del sommerso e avvicinare gli standard di diffusione e accesso a quelli europei.La legge della Regione Lazio, inoltre, prevede per le bambine e i bambini con bisogni educativi speciali piani educativi personalizzati elaborati in collaborazione con i servizi sociali dei Comuni, i servizi delle Aziende sanitarie locali e i genitori.
Sotto il profilo amministrativo, il testo definisce con precisione il regime autorizzativo dei servizi educativi, istituendo parallelamente un sistema informativo regionale con il compito di monitorare l’attuazione del dettato legislativo e fornire indicazioni utili alla cittadinanza. L’attività di programmazione sarà regolata dalla Giunta regionale attraverso un piano triennale, che potrà attingere da una copertura finanziaria di 10,5 milioni nel 2020, 17 milioni nel 2021 e 21 milioni nel 2022. A questo capitale di risorse andranno poi aggiunti i trasferimenti statali. Tra gli interventi che verranno finanziati, voucher per famiglie in condizioni di fragilità, forme di sostegno agli enti locali per la manutenzione delle infrastrutture, incentivi a servizi educativi di tipo sperimentale, progetti di continuità educativa.
L’approvazione della legge è stata salutata con soddisfazione de Federico Conte, Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio: “A quarant’anni dall’ultimo provvedimento strutturale in materia, un intervento di riordino del settore era non solo necessario ma indifferibile alla luce delle ulteriori, gravi conseguenze prodotte dall’emergenza Covid-19. La necessità di un più efficace sistema di protezione dei diritti dei bambini, laddove minacciati da squilibri di tipo economico, culturale ed etnico, andava coniugato con un piano educativo e scolastico che mantenesse al centro le esigenze delle famiglie nel contesto storico-sociale di oggi e che incrementasse, parallelamente, la qualità dell’offerta educativa. Il provvedimento approvato va esattamente nella direzione auspicata – ha concluso Conte – e rappresenta una tappa fondamentale per garantire ai bambini della nostra Regione uno spazio sicuro in cui possano esprimere compiutamente la loro individualità, valorizzare il loro potenziale, sperimentare una armonica vita di relazione”.