In questo momento, secondo un calcolo condiviso fra più Istituti di osservazione geopolitica, sono in corso nel mondo 59 conflitti armati. Due di essi, in particolare - Russia/Ucraina e Israele/Hamas - creano in noi allarme e angoscia tanto per la loro ampiezza e per il devastante impatto sulle popolazioni direttamente coinvolte, quanto per la loro prossimità ai nostri confini, quanto per la loro potenzialità di attivazione di una guerra globale, che coinvolga e stravolga l’intero pianeta.
In questa drammatica situazione il nostro pensiero non può non andare con un sentimento di commozione e di pena alla popolazione civile, ai suoi lutti, alla fame e alle malattie che essa, innocente, deve sopportare. Con grande preoccupazione guardiamo anche ai bambini e alle bambine coinvolte per la mancata tutela dei lori diritti fondamentali e per gli esiti disadattivi e traumatici che, se sopravvivono, guerre di questa portata possono recare al loro sviluppo evolutivo. Pensiamo anche alle donne, troppo spesso vittime di stupri, a tutte
quelle persone che subiscono l’impatto feroce di questi assalti e ai familiari anche lontani che indirettamente ne soffrono.
Il diritto internazionale umanitario impone ai combattenti il rispetto di regole precise che garantiscano alla popolazione civile la protezione dei diritti inderogabili, la disponibilità di cure adeguate per la sopravvivenza fisica e per la salute mentale, anch’essa gravemente destabilizzata dalle violenze, dalla paura, dall’incombenza della morte, dalla perdita dei propri beni e dei propri affetti, dei propri punti di riferimento fisici e simbolici, di ogni certezza e di ogni speranza.
Il Consiglio dell’Ordine del Lazio è certo di interpretare il sentimento unanime delle psicologhe e degli psicologi nell’auspicare che in tutti i conflitti in corso le parti contendenti cessino di ostacolare le attività di rifornimento di cibo, acqua, beni essenziali, farmaci, e contestualmente consentano agli operatori umanitari e al personale della Sanità di svolgere il proprio indispensabile, prezioso lavoro di assistenza. Medici, infermieri, psicologi debbono potersi prendere cura delle persone sofferenti perché affamate e assetate, ferite, traumatizzate, ridotte alle condizioni minime di sopravvivenza, talvolta sottoposte a ingiustificati e strumentali maltrattamenti, ad abusi e torture.
Il Consiglio dell’Ordine del Lazio invita gli altri Consigli territoriali e il Consiglio Nazionale dell’Ordine a unirsi al presente appello, da inoltrare al Governo italiano quale invito a intervenire con tutti i propri mezzi diplomatici per raggiungere gli obiettivi indicati.