Gli studi sull’attaccamento dei figli ai genitori hanno fornito dati consistenti sulla relazione tra modalità di accudimento, pattern di attaccamento e traiettorie evolutive e hanno permesso di individuare in questa dinamica la base di alcune determinanti dei percorsi evolutivi tipici e atipici. In particolare è emerso come le capacità dei genitori di accudire i propri figli, esprimendo calore, sensibilità e un coinvolgimento attento che sostenga i processi di regolazione, promuovano la strutturazione di un legame di attaccamento sicuro e influenzino positivamente lo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale del bambino.
Queste modalità di accudimento costituiscono, inoltre, fattori protettivi importanti in presenza di rischi biologici (complicazioni legate alla prematurità o disposizioni temperamentali difficili) e ambientali (povertà, psicopatologia materna, clima di violenza, ecc.).
Le strategie comportamentali ed emozionali dei modelli di attaccamento insicuro sono, viceversa, associate ad accudimento non ottimale e ad alterazioni dei processi di regolazione delle emozioni, di controllo comportamentale, di sviluppo socio-cognitivo che spesso portano a manifestazioni di disagio.
Vi sono, inoltre, situazioni in cui l’accudimento è caratterizzato da cura intrusiva, rifiuto cronico, ostilità, violazione dei confini, abuso fisico e sessuale. Riscontrate spesso in famiglie considerate ad alto rischio psicosociale, tali esperienze relazionali traumatiche impediscono al bambino di organizzare qualunque strategia di attaccamento (vedi attaccamento D), esercitando un’influenza fortemente negativa sullo sviluppo sociale, emozionale e intellettivo e costituendo un fattore di rischio molto significativo per l’insorgenza di manifestazioni psicopatologiche.
Tra i programmi con prove di efficacia clinica c’è il “Circle of Security” (Hoffmann, Marvin, Cooper e Powell 2006, Powell et al. 2014). Ne esistono due varianti: una psicoterapeutica (20 incontri) e una psicoeducativa (10 incontri). In entrambi i casi è possibile lavorare individualmente, con la coppia o con un gruppo di genitori. Può configurarsi anche come intervento domiciliare. Può avere finalità educative, preventive o terapeutiche e può costituire un modulo terapeutico a se stante oppure essere inserito in un lavoro di terapia già avviato. In tutti i casi, il programma si struttura su due momenti distinti: la fase di assessment di durata variabile e l’intervento vero e proprio. Si lavora utilizzando video e procedure di videofeedback, animazioni grafiche, materiale illustrativo.