La genitorialità (Belsky, 1984; Visentin, 2016; McHale, 2007), intesa in termini di competenze genitoriali, è un costrutto complesso che si è evoluto nel tempo ed è trasversale ad aree diverse non soltanto della psicologia, ma anche della pedagogia, sociologia e psichiatria, laddove sia influenzata da variabili socio-culturali, oltre che psicologiche.
Nell’ambito della psicologia giuridica questo tema ha avuto un importante risalto negli ultimi decenni e sono state individuate categorie di valutazione condivise al fine di sostanziare un costrutto che altrimenti rischiava di rimanere astratto, influenzato da stereotipi (es. maternal preference; stereotipo sulla malattia mentale) o dall’approccio teorico di riferimento dello psicologo a cui era affidata la valutazione.
Nell’ambito della psicologia giuridica questo tema ha avuto un importante risalto negli ultimi decenni e sono state individuate categorie di valutazione condivise al fine di sostanziare un costrutto che altrimenti rischiava di rimanere astratto, influenzato da stereotipi (es. maternal preference; stereotipo sulla malattia mentale) o dall’approccio teorico di riferimento dello psicologo a cui era affidata la valutazione.
In questo dibattito scientifico sono stati individuati alcuni criteri che lo psicologo ha il compito di approfondire, in parte trasversali ai diversi ambiti di valutazione (es. funzione riflessiva, Fonagy et al, 2011; capacità di provvedere ai bisogni di cura primari), in parte specifici per il contesto della valutazione (es. criterio dell’accesso; Cigoli et al., 2012; 2016).
Obiettivo del seminario è stato quello di approfondire in termini di fattori di rischio e di protezione i diversi criteri individuati in letteratura e gli eventuali strumenti di indagine per la valutazione della genitorialità in ambito della psicologia giuridica.
Relatori
Melania Scali, Anna Lubrano Lavadera, Laura Volpini, Maria Cristina Verrocchio