Spazio di Ascolto di Ascolto di Tivoli, cinque anni dopo

Lo sportello di ascolto si è confermato un valido punto di riferimento territoriale per l’accoglienza e il supporto psicologico delle vittime di reato

Nel gennaio 2017 iniziava l’operatività dello Spazio di Ascolto e Accoglienza Vittime di reato presso la Procura di Tivoli, un servizio garantito dall’Ordine degli Psicologi del Lazio a seguito della firma del Protocollo d’Intesa con la con la stessa Procura di Tivoli, la ASL Roma 5, l’Ordine degli Avvocati e la Camera Penale di Tivoli.

Obiettivo del servizio quello di offrire uno spazio accogliente di ascolto e orientamento delle vittime di reato con una prima consulenza psicologica e/o legale gratuita e l’attivazione della rete di collegamento con le strutture socio-sanitarie di riferimento.

Lo Spazio di ascolto si è confermato nel tempo un valido punto di riferimento territoriale per l’accoglienza e il supporto psicologico iniziale delle vittime di reato, riscuotendo un crescente apprezzamento da parte di cittadini e Istituzioni, rivelandosi un eccellente modello per esperienze analoghe sul territorio laziale.

Oggi, a distanza di alcuni anni, l’Ordine degli Psicologi del Lazio è lieto di condividere con tutta la comunità professionale alcuni dati sul progetto, dalla genesi alle tipologie di casi trattati, e di soffermarsi sui benefici derivanti dal nuovo assetto organizzativo assunto dal Servizio nel corso degli ultimi mesi.


L’idea progettuale: da quale bisogno nasce il progetto?

L’esigenza di promuovere nuove azioni e interventi per garantire una maggiore protezione alle vittime dei reati di violenza, con un’attenzione particolare alle vittime in condizione di vulnerabilità (ad esempio per la minore età e la tipologia di reato), emerge con maggiore determinazione nell’estate del 2016, quando la Procura della Repubblica di Tivoli si trova a coordinare una impegnativa indagine di pedofilia che ha visto coinvolte molte giovani vittime e, di conseguenza, anche molte famiglie. Le azioni implementate hanno comportato l’ascolto delle tante vittime coinvolte grazie ad una collaborazione tra procura, forze dell’ordine e figure esperte incaricate di supportare la raccolta delle fonti dichiarative. E proprio da questo incontro che ha determinato la raccolta non solo di informazioni utili all’indagine investigativa ma anche di vissuti e bisogni emotivi e al confronto che ne è conseguito tra referenti istituzionali e la psicologa coinvolta che è emersa l’idea di costruire un sistema in grado di supportare le vittime dirette e indirette dei reati fin dall’avvio dell’iter giudiziario, ascoltandone i bisogni, fornendo loro informazioni e un orientamento verso l’accesso a risorse e servizi di presa in carico, proprio come sollecitato dalla Direttiva 29/2012/UE.

La Direttiva europea 29/2012 considera il reato come una violazione dei diritti individuali delle vittime, oltre che come fatto socialmente dannoso, e dunque stabilisce che i diritti in essa previsti vadano assicurati indipendentemente dal fatto che l’autore del reato sia identificato, catturato, perseguito o condannato e indipendentemente dalla relazione familiare tra quest’ultimo e la vittima. Uno degli elementi innovativi della Direttiva è l’affermazione del diritto della vittima ad essere protetta dal rischio di vittimizzazione secondaria; l’obiettivo è diminuire il rischio di danni emotivi o psicologici derivanti dall’impatto tra il reato subito (a seguito della denuncia/emersione dell’offesa subita) e il sistema penale di regole e procedure, non sempre adeguatamente tutelanti delle vittime. Proprio per ampliare e migliorare gli spazi di protezione, viene in tal senso, ad esempio, sollecitato da parte degli Stati di operare una celere valutazione individuale delle vittime dei reati, al fine di poterne personalizzare le misure di protezione ed evitare la vittimizzazione secondaria e ripetuta (art. 22). La valutazione individuale dovrebbe tenere conto: – delle caratteristiche personali della vittima (età, genere, etnia, razza, religione, orientamento sessuale, salute, disabilità, ma anche presenza della criminalità nella sua zona di residenza); – delle sue relazioni con la persona indagata; – del tipo e delle circostanze del reato. La Direttiva riconosce, inoltre, alle vittime ampi diritti di informazione, in particolare: sin dal primo contatto con l’autorità competente la vittima deve essere edotta delle forme di assistenza (sanitaria, psicologica, logistica) alle quali può avere accesso, nonché delle eventuali misure di protezione; delle modalità di presentazione della denuncia; del possibile accesso al gratuito patrocinio; delle modalità attraverso le quali è possibile ottenere un risarcimento; del diritto all’interpretazione e alla traduzione; delle procedure attivabili dall’estero, se il reato è stato commesso in uno Stato membro diverso da quello di residenza; delle procedure disponibili per denunciare il mancato rispetto dei suoi diritti processuali; dei servizi di giustizia riparativa disponibili; delle modalità di rimborso di alcune spese sostenute (art. 4). Successivamente, una volta avviato il procedimento, la vittima ha diritto di ottenere informazioni sul proprio caso, sia nell’ipotesi in cui si decida di non esercitare l’azione penale, sia nel caso opposto di formulazione dell’imputazione, dovendo essere informata altresì del luogo e della data delle udienze, nonché di ogni provvedimento decisorio assunto dal giudice (art. 6); la vittima deve anche, se lo richiede, poter essere informata, senza ritardo, della scarcerazione o dell’evasione del presunto autore del reato che si trovasse in stato di custodia e deve poter conoscere le misure di protezione eventualmente applicate (art. 6). Anche per veicolare le informazioni da dare alle vittime e per fornire loro l’accoglienza psicologica necessaria e, quindi, ridurre il rischio di un disagio derivante dall’impatto dell’istituzione giudiziaria, la Direttiva promuove l’istituzione, in ogni Stato membro, di servizi generali di assistenza alle vittime e servizi specialistici, gestiti da enti pubblici o non governativi, organizzati su base professionale o volontaria. La direttiva prevede, infatti, il diritto della vittima ad essere supportata, favorendone «l’accesso a specifici servizi di assistenza riservati, gratuiti e operanti nell’interesse della vittima, prima, durante e per un congruo periodo di tempo dopo il procedimento penale», sollecitando che questi servizi possano appunto «fornire informazioni e consigli con modalità quanto più possibile diversificate e in modo da assicurarne la comprensione da parte della vittima. Non è richiesto ai servizi di assistenza alle vittime di fornire direttamente vaste competenze specialistiche e professionali. Se necessario, i servizi di assistenza alle vittime dovrebbero aiutare queste ultime a rivolgersi all’assistenza professionale esistente, quali gli psicologi». 

Viene così firmato, il 29 novembre 2016, il Protocollo di Intesa per la realizzazione di un sistema integrato di protezione delle vittime di reato, in condizione di particolare vulnerabilità e di violenza di genere tra la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli, l’Azienda Unità Sanitaria Locale Roma 5, l’Ordine degli Psicologi del Lazio, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tivoli e la Camera Penale di Tivoli. Il Documento ha la finalità di costruire un sistema di protezione delle persone che si rivolgono, in qualità di vittime, alla giustizia, alle forze dell’ordine o ai servizi territoriali al fine di evitare la vittimizzazione secondaria.

Dopo la firma dell’accordo e l’allestimento degli spazi – con il supporto di Ikea Italia, che ha fornito il mobilio, e della ASL Roma 5, che ha curato la tinteggiatura delle pareti – è iniziata un’intensa fase operativa di organizzazione delle risorse (selezione, formazione, etc.) e della stesura delle procedure, al fine di avviare il Servizio Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime in data martedì 17 gennaio 2017.

L’obiettivo principale del Servizio Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime è quello di tutelare le vittime di reato di ogni età, nazionalità, etnia, religione, condizione sociale ed economica che si rivolgono alla giustizia, alle forze dell’ordine e/o ai servizi territoriali attraverso una prima accoglienza psicologica, sociale e legale e la definizione di un progetto di presa in carico a medio-lungo termine, in rete con servizi socio-territoriali, istituzioni e privato sociale. Le attività erogate si inseriscono in un progetto di intervento più ampio volto alla realizzazione di un sistema integrato di protezione delle vittime di reato, in condizione di particolare vulnerabilità e di violenza di genere (di cui all’art. 3, comma 1, del Protocollo), che mira al miglioramento delle strategie di prevenzione e contrasto di un’ampia gamma di reati che vanno dall’abuso, sfruttamento e maltrattamento dell’infanzia alla violenza all’interno delle relazioni intime. Il Servizio ha infatti come funzione centrale la promozione del lavoro di rete, favorendo una maggiore vicinanza e fluidità nel percorso operativo che va dal riconoscimento del bisogno di protezione alle risorse offerte dal territorio per fornire risposte mirate. In tal modo, il servizio diventa un significativo “attivatore di risorse” presenti sul territorio (molto esteso, comprensivo di ben 74 Comuni organizzati in 5 Distretti sanitari), funzionali a fornire una prima risposta per avviare gli interventi necessari per la successiva eventuale presa in carico da parte dei servizi interessati.

L’Ordine ha quindi raccolto l’adesione di un gruppo di professioniste esperte (inizialmente 4 per poi divenire 11 fino all’attuale assetto di 5, comprensivo di due psicologhe distaccate dalla ASL alla Procura di Tivoli e tre impegnate per le azioni di supporto nella gestione dei casi e formazione esterna) che hanno accolto la proposta di impegnarsi nell’implementazione del Servizio si stava sviluppato, malgrado inizialmente non fosse ancora previsto un contributo economico a copertura delle attività: criticità derivante dal fatto che quanto previsto dalla normativa europea (l’istituzione di servizi per le vittime di reato) non ha invece visto delle misure di adeguamento a livello nazionale con la definizione di una copertura finanziaria dedicata. Aspetto però sul quale siamo intervenuti raccogliendo la disponibilità della Regione Lazio che a seguito di una visita del Presidente Zingaretti ha deciso di premiare l’iniziativa prevedendo un fondo e percorso di supporto a questa tipologia di progettualità, aspetto parzialmente superato con la firma di un Protocollo di Intesa firmato nel febbraio del 2018 con la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma e l’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Parallelamente all’implementazione del Servizio, all’avvio dell’operatività e al lavoro istituzionale e tecnico per la copertura dei costi di gestione, sono state attivate anche altre azioni, tra cui le principali: 1) la costituzione di una cabina di regia (i cui componenti sono ciascun referente degli enti firmatari del protocollo del 2016); 2) la costituzione di un Tavolo Tecnico interistituzionale coordinato dalla ASL Roma5; 3) l’erogazione di percorsi di formazione interna e integrati da parte e con il coinvolgimento di tutti i soggetti firmatari.


Il Servizio e la casistica gestita (2017-2021)

Lo Spazio Ascolto e Accoglienza vittime è stato operativo dal 17 gennaio 2017 al 30 maggio 2021 per tre giorni alla settimana (martedì e venerdì dalle 10.00 alle 14.00, mercoledì dalle 14.00 alle 18.00). L’accoglienza e le consulenze di accesso sono state gestite da psicologhe dell’Ordine degli Psicologi del Lazio organizzate in turni, garantendo nei primi due anni di attività la co-presenza di due professioniste tra le 15 inizialmente disponibili.

Nell’ultimo anno, le risorse che hanno fornito il loro contributo sono state 7, garantendo l’apertura dello Spazio grazie l’avvicendamento delle stesse nei turni di accoglienza e gestione dei casi.  Dal 17 gennaio 2017, primo giorno di apertura del Servizio, al 30 maggio 2021 sono stati gestiti un totale di N. 220 casi/Dossier[1].

La casistica raccolta rimanda ad una prevalenza di reati di maltrattamento in famiglia (art. 572 c.p., con il coinvolgimento di vittime donne adulte con figli minorenni), e a seguire condotte persecutorie (art. 612 bis c.p.) e violenza sessuale (609 bis c.p.).

Come anticipato, il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha causato una modifica dell’assetto delle attività, dalla presenza delle consulenti psicologhe in Servizio, alla gestione da remoto delle richieste di aiuto.  Dal 17 gennaio 2017 al 9 marzo 2020 i casi gestiti (modalità in presenza) sono stati N. 184. Contestualmente al lockdown, il Sistema Giudiziario ha previsto una beve sospensione delle attività in presenza (dal 10 marzo 2021), tra cui anche quelle dello Spazio Ascolto e Accoglienza vittime: dopo una breve riorganizzazione, sono stati attivati gli strumenti utili e funzionali per garantire la continuità delle attività di accoglienza e gestione delle richieste, attraverso la deviazione delle chiamate dal fisso al mobile, l’apertura di un Profilo Skype dedicato, la riorganizzazione dei turni delle psicologhe e dell’attività di orientamento legale rispetto alla modalità in remoto.  Dal 9 aprile 2020 al 30 maggio 2021[2] è stata, pertanto, avviata una gestione in remoto delle attività che ha quasi interamente coperto, nelle modalità citate, la modalità di erogazione del servizio garantendo l’accoglienza nei giorni già noti (martedì, mercoledì e venerdì) delle richieste di aiuto e della costruzione degli interventi di presa in carico territoriale. In questo arco temporale sono stati accolti un totale di 35 casi in modalità da remoto più un caso in presenza, gestito nel breve spazio di riapertura avvenuto prima dell’ultima ondata del picco di contagio da Covid-19, per tutale complessivo già citato di 220 casi.

[1] E’ utile evidenziare che con il termine “caso” ci si riferisce al “dossier” aperto per ogni richiesta di aiuto. Si tenga presente che ogni “caso” può far riferimento però a più vittime coinvolte, direttamente e indirettamente, nella condotta violenta (si pensi, ad esempio, alle situazioni di maltrattamento nelle relazioni intime, in cui va considerata sia la vittima diretta, solitamente la donna vittima della violenza maschile agita dal partner, che le vittime indirette di violenza assistita quali i figli e le figlie presenti nel nucleo familiare). Se però considerassimo come unità di misura il numero delle vittime che hanno impattato con il reato, dovremmo considerare più di 300 persone totali coinvolte nelle attività dello Spazio Ascolto.

[2] Tranne una breve ripresa tra settembre e ottobre 2020 in cui è stato gestito un caso in presenza.


Il nuovo assetto: verso una stabilizzazione del supporto alle vittime di reato

Allo stato, grazie ad un nuovo accordo tra Regione, ASL Roma 5 e Procura di Tivoli firmato il 24 giugno 2021 viene garantita la prosecuzione delle attività di accoglienza delle richieste di aiuto e gestione delle consulenze da parte del Servizio Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime grazie al comando previsto di una/più risorsa/e dedicata/e vincitrice/i del concorso per dirigente psicologo/a indetto dalla ASL Roma 5.

La linea strategica individuata dalla Procura della Repubblica di Tivoli e avviata grazie alla disponibilità e collaborazione con Regione e ASL rappresenta non solo un esito fortunato del percorso di sviluppo del Servizio e dell’intero sistema di progettualità avviate nel 2016 – poiché capace di garantirne sostenibilità, governabilità e continuità – ma anche l’inizio di una ancora più incisiva capacità di monitoraggio e coordinamento della Procura al fine di promuovere un più efficace ascolto dei  bisogni delle vittime.

Il nuovo assetto ha già reso possibile un’estensione dell’accessibilità al servizio per l’intera settimana (da tre a cinque giorni, da metà all’intera giornata) così da garantire una maggiore presenza in sede e sul territorio del Servizio, quale snodo nevralgico e strategico del connubio tra le azioni di contrasto dei reati e quelle di prevenzione, tra quelle di protezione e di costruzione di interventi di presa in carico integrata.

La maggior disponibilità del Servizio nell’arco della settimana consente una maggiore capacità di accoglienza delle richieste di aiuto e al contempo di mettere in conto una maggiore definizione degli interventi, dall’orientamento al sostegno psicologico e legale, passando per una ricognizione delle risorse disponibili sul territorio (mappatura), anche in considerazione dei cambiamenti avvenuti nei quattro anni di avvio delle progettualità in essere (presenza di CAV, Case Rifugio e altri servizi). Tale ricognizione è  operata sia telefonicamente che fisicamente attraverso l’avvio di incontri e visite concordate al fine di condividere informazioni conoscitive e procedure operative per la gestione dei casi.

A questo si aggiunge la necessaria previsione di percorsi di formazione specialistica sulle vittime di reato, sulla violenza di genere e domestica, sui principali reati di interesse (maltrattamenti, stalking, violenza, abuso e sfruttamento sessuale, etc.), sulla rilevazione/segnalazione da parte degli operatori e delle operatrici dei servizi pubblici, sulla sempre maggiore rilevanza dei rapporti tra violenza di genere e procedimenti civili di separazione e divorzio, in particolare in presenza di figli minorenni. Parallelamente a tutte queste attività, andrebbe garantita la presenza in sede e l’accoglienza delle persone.

La prospettiva è quella di far diventare lo Spazio Vittime il centro di tutte le progettualità che riguardano le vittime vulnerabili e in condizione di vulnerabilità e coinvolgono le vittime, direttamente e indirettamente impattate dalla violenza, i loro familiari ma anche tutti i referenti coinvolti nella gestione dei casi (insegnanti, medici e pediatri di famiglia, servizi socio-sanitari, forze dell’ordine, etc.): da attività di consulenza e ascolto, ad attività di formazione e supervisione.

L’aspetto che, pertanto, si intende sviluppare con il presente progetto, in prospettiva, non è quello della consulenza – che gradualmente sarà gestita dalla/e risorsa/e in comando alla Procura – bensì quello delle attività correlate della formazione della supervisione dei casi attraverso il coinvolgimento della rete territoriale, con specifico riferimento ad insegnanti, medici e pediatri di famiglia, oltre che operatori ed operatrici dei servizi socio-sanitari afferenti al territorio di competenza della ASL Roma 5 e del circondario di Tivoli.

L’Ordine continuerà a supportare l’iniziativa, sia partecipando ai lavori della cabina di regia, sia attivandosi direttamente nelle progettualità da implementare e nel generale monitoraggio dei lavori, auspicando che la Regione continui a supportare l’iniziativa, a tutela delle vittime di reato ma anche delle professioniste da anni impegnate con dedizione e professionalità.