La nuova figura del Safeguarding Officer

Sfida e opportunità per gli psicologi e le psicologhe

Talvolta lo sport può rappresentare uno scenario di possibile malessere in cui sono presenti comportamenti negligenti, disattenti ai bisogni psicologici ed evolutivi, addirittura prevaricanti o abusanti a livello emotivo, fisico e/o sessuale. 

E’ quanto registra il CONI guardando all’aumento dei procedimenti iscritti dalle Procure Federali delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate, con riferimento ai reati di abuso sessuale e pedofilia. Nel 2023, rispetto all’anno precedente, vi sarebbe infatti un incremento dell’80% per quanto riguarda i procedimenti iscritti dalle Procure Federali delle Federazioni Sportive Nazionali e un incremento del 100% per quanto riguarda quelli iscritti dalle Procure Federali delle Discipline Sportive Associate. Ed è quanto emerge anche dall’indagine “Cases: General Report” condotta in sei Paesi (Austria, Belgio, Germania, Romania, Spagna, Gran Bretagna) che ha coinvolto oltre diecimila giovani atleti ed atlete tra i 18 e i 30 anni: ben il 75% degli intervistati riferisce che sarebbe stato vittima di una qualche forma di abuso.  

Nel mondo dello sport italiano, l’introduzione della figura del Safeguarding Officer rappresenta un passo fondamentale verso la tutela dei diritti e del benessere dei partecipanti e delle partecipanti alle attività sportive, con particolare attenzione alle persone minorenni e vulnerabili. Questa novità, prevista dalle normative del CONI e in linea con le direttive internazionali, apre interessanti prospettive professionali anche per la nostra comunità professionale.

Chi è il Safeguarding Officer?

Il Safeguarding Officer è un professionista incaricato di promuovere e garantire un ambiente sicuro e inclusivo nello sport. La sua funzione principale è quella di prevenire, intercettare e gestire situazioni di negligenza, violenza fisica e/o verbale, abuso psicologico e/o sessuale, discriminazione, bullismo o maltrattamento, assicurando il rispetto dei diritti dei partecipanti anche alla luce del modello organizzativo e di controllo dell’attività sportiva (MOG) e del codice di condotta.

Le sue attività e competenze spaziano dalla formazione di tutti coloro che ruotano attorno al mondo sportivo (dirigenti, tecnici ma anche gli stessi atleti e le famiglie), alla raccolta e gestione di segnalazioni di episodi potenzialmente critici, fino all’elaborazione di politiche interne per la tutela di bambini, bambine e adolescenti e delle persone vulnerabili. 

L’obiettivo è quello di garantire spazi e scenari relazionali inclusivi e sicuri, dove sentirsi protetti, crescere e sviluppare competenze personali e sociali nel rispetto di sé e degli altri, dove troviamo un fare sport ed esercizio fisico in grado di produrre benessere individuale e collettivo. 

Le normative CONI e la tutela nello sport

Il decreto legislativo n. 39/2021 ha introdotto all’articolo 16 l’obbligo per le Federazioni Sportive Nazionali, per le Discipline Sportive Associate e per gli Enti di Promozione sportiva di redigere delle linee guida per la predisposizione di modelli organizzativi e codici di condotta per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra discriminazione.

Il CONI, seguendo le linee guida internazionali come quelle del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), ha introdotto la funzione di safeguarding come parte integrante delle politiche sportive. Federazioni e società sportive affiliate sono state chiamate a nominare un Safeguarding Officer e a implementare protocolli specifici per la prevenzione di abusi e comportamenti scorretti.

Questa evoluzione normativa rappresenta una svolta importante per la governance dello sport, sottolineando la necessità di professionisti qualificati che possano rispondere efficacemente alle esigenze di tutela.

Perché gli psicologi possono portare un contributo in questo ruolo?

Gli psicologi, con la loro formazione e competenza specifica nel campo delle relazioni umane, della gestione dei conflitti e della tutela del benessere psicologico, possono contribuire positivamente al ruolo di Safeguarding Officer. 

Vediamo i principali motivi:

  1. Competenza nella gestione delle dinamiche relazionali: gli psicologi hanno le competenze necessarie per identificare situazioni di rischio, supportare le vittime e mediare in contesti di conflitto.

  2. Conoscenza delle problematiche legate al trauma: la capacità di comprendere gli effetti psicologici di abusi e maltrattamenti rende gli psicologi particolarmente adatti a sviluppare strategie di prevenzione efficaci.

  3. Formazione e sensibilizzazione: grazie alla loro esperienza nella divulgazione e nella formazione, gli psicologi possono educare il personale sportivo e i partecipanti alle buone pratiche di tutela.

  4. Integrazione con altri ruoli professionali: la figura del Safeguarding Officer si interfaccia con allenatori, dirigenti e altri operatori sportivi, ma anche direttamente con atleti e genitori, creando uno spazio per l’applicazione pratica delle competenze psicologiche in un contesto multidisciplinare.

Quali competenze può apportare la nostra professione?

Per essere nominato Safeguarding Officer, è prima di tutto importante (in linea con l’art. 5 del nostro Codice Deontologico e con la normativa) essere in possesso di competenze specifiche che includano la conoscenza di aspetti legali, psicologici e organizzativi legati alla tutela nello sport. 

Le competenze psicologiche possono apportare un profondo valore aggiunto, contribuendo attivamente alla creazione di ambienti sportivi sicuri e rispettosi. Tuttavia è importante rimarcare la necessità di una profonda conoscenza dell’ambiente e dell’organizzazione sportiva, della psicologia dello sport e delle normative vigenti in ambito sportivo.

L’introduzione della figura del Safeguarding Officer è un passo avanti significativo per il mondo dello sport italiano, in linea con le migliori pratiche internazionali per stimolare un saper fare sport e stare insieme nello sport che sappia meglio intercettare scenari di rischio e di non ascolto promuovendo invece la nascita di interessi, competenze e valori condivisi.   

Per gli psicologi e le psicologhe, questa novità non è una mera opportunità professionale, ma soprattutto un modo per mettere le proprie competenze al servizio di una causa importante: la tutela dei diritti e del benessere di tutti i e le partecipanti alle attività motorie e sportive.