Il caso clinico presentato è esemplificativo della difficoltà legate alla presenza di diverse variabili psicopatologiche che devono essere oggetto di trattamento che crea al terapeuta dubbi sulla gerarchia di rilevanza degli interventi. Si tratta del caso di una giovane ragazza di 27 anni che inizia una psicoterapia individuale dopo un ricovero legato a ripetuti agiti autolesivi. La diagnosi con cui giunge al servizio di psicoterapia dopo la dimissione dal reparto psichiatrico era di Disturbo Borderline di Personalità e Bulimia Nervosa. La richiesta di intervento da parte della paziente era, però, legata alla presenza di attacchi di panico e alle difficoltà relazionali legate al rapporto con il fidanzato. Gli atti autolesivi e le abbuffate non erano considerati soggettivamente un problema. Da dove iniziare? Come inquadrare il caso e come, di conseguenza, impostare il trattamento? verrà descritta la concettualizzazione dell’intervento secondo i principi della Terapia Metacognitiva Interpersonale (Carcione, Nicolò e Semerari, 2016), un intervento strutturato e manualizzato per i Disturbi di Personalità che mira a ridurre il drop-out, a migliorare l’esito della psicoterapia e per il quale sono presenti dati di efficacia (Carcione et al., 2018).
Scuola di specializzazione in Psicoterapia Cognitivista. La Terapia Cognitiva (TC) dà importanza alle strutture di significato e ai processi di elaborazione dell’informazione e, dunque, al riconoscimento della variabile cognitiva come predominante nella spiegazione dei fenomeni clinici. Il metodo di trattamento prevede sempre, indipendentemente dalle differenze nelle procedure, la manipolazione della variabile cognitiva come strumento principe di cambiamento.