La Psicoterapia Sensomotoria

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La Psicoterapia Sensomotoria

Il ruolo del corpo nell’elaborazione delle emozioni profonde

Partendo dal presupposto che il cambiamento nelle emozioni richieda un cambiamento nel corpo, questo incontro ha esploso il territorio complesso degli affetti, delle emozioni e dei sentimenti, attraverso l’utilizzo di concetti provenienti dalla Teoria dell’Attaccamento, dalla Neurobiologia Interpersonale e dalla Psicoterapia Sensomotoria. 

Sono stati forniti materiali clinici per illustrare come il lavoro con il movimento e la postura possa essere un veicolo potente per rafforzare la regolazione interattiva ed accedere agli stati emozionali repressi e dissociati. 

Il concetto di Janet delle “emozioni veementi” che sono l’eredità di traumi irrisolti è stato approfondito e messo in rapporto alle “intense emozioni” proposte da Bowlby, che si presentano nel contesto dell’attaccamento primario. 

Con particolare enfasi sull’intersoggettività, sono stati proposti interventi pratici per accedere ed elaborare le emozioni al limite dei confini regolatori della finestra di tolleranza, stimolando la capacità integrativa del paziente e ampliando la sua gamma affettiva. 

I partecipanti hanno potuto apprendere come utilizzare la relazione terapeutica e incorporare il corpo per aiutare i pazienti a cambiare le proprie distorsioni cognitive, accrescere le emozioni positive, recuperare le parti del Sé e coltivare una profonda connessione con sé stessi e gli altri.

Obiettivi didattici

  1. Identificare gli indicatori somatici delle emozioni veementi e utilizzare le competenze sensomotorie per lavorare con esse in modo sicuro;

  2. Utilizzare le competenze sensomotorie per studiare le componenti somatiche delle emozioni, permettendo il loro sviluppo verso uno stato soggettivo, in modo da accedere alle emozioni ed esprimerle;

  3. Apprendere come lavorare con gli stati “non-Io” e con le emozioni correlate, per mettere in pratica nuove azioni precedentemente abbandonate;

  4. Apprendere come usare il corpo per restare in contatto a un livello implicito, da cervello destro a cervello destro, con i nostri pazienti, usando la mindfulness nella relazione terapeutica.