Lo psicoanalista Paul Lippmann paragonava il sogno a un “canarino della mente”. Per capire la metafora bisogna sapere che i minatori, quando le miniere non avevano sistemi di ventilazione, portavano con sé nei tunnel un canarino in una gabbietta. Se l’uccellino, sensibile al monossido di carbonio, dava segni di sofferenza, era il momento di correre ai ripari.
Possiamo allora domandarci se l’aria del mondo contemporaneo, per esempio l’intreccio ormai insolubile con gli aspetti virtuali della realtà, si sta facendo tossica per la vita onirica. Forse abbiamo bisogno di un canarino che ci segnali quando la trascuratezza verso la vita onirica può diventare un pericolo per la nostra vita interiore. In modo analogo potremmo chiederci se anche un atteggiamento inappropriato del terapeuta verso i sogni dei pazienti potrebbe avvelenare l’aria della seduta: analisti esattori di sogni, troppo interpretativi, distratti o disinteressati, scolastici o stereotipati, ossessivi che non possono trascurare un dettaglio e devono spiegare tutto…
Il canarino di Lippmann come campanello d’allarme può farci anche pensare a una possibile funzione del sogno come rilevatore-rivelatore di assetti psicopatologici ed esperienze traumatiche. Un osservazione di Freud mi incoraggia a sviluppare questo pensiero: “Non vi è dubbio che un giorno i medici non si occuperanno solo della psicologia, ma anche della psicopatologia del sogno”. Esistono sogni psicotici, borderline, nevrotici? Direi di sì, quantomeno sogni che – nella forma narrativa, nelle loro iconografie, o nel modo in cui il sognatore li vive e li racconta – contribuiscono a chiarire, agli occhi del clinico, aspetti della personalità e del funzionamento del mondo interno del paziente. Non esiste una corrispondenza specifica tra forme/contenuti onirici e livelli di organizzazione di personalità. Né esistono stili onirici psicopatologici in quanto tali. Tuttavia il sogno può essere guardato e ascoltato come una finestra sul funzionamento mentale. Da queste considerazioni abbiamo preso le mosse per riflettere su una possibile “clinica dell’onirico”.
Obiettivi didattici
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Acquisire conoscenze aggiornate per inquadrare il fenomeno onirico da una prospettiva psicologica e neurofisiologica.
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Sviluppare strumenti di riflessione sul ruolo del sogno nella relazione terapeutica.
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Acquisire conoscenze aggiornate e strumenti di riflessione per leggere alcuni quadri psicopatologici, con particolare riferimento al trauma e alle organizzazioni di personalità, alla luce dei fenomeni onirici.