Perché un’indagine
Il tirocinio di specializzazione rientra tra le attività pratiche obbligatorie previste dalla normativa per l’acquisizione del titolo di psicoterapeuta ed è caratterizzato da un programma formativo che si compone di momenti teorici e pratici aderenti a uno specifico approccio teorico di riferimento.
La sua valenza risiede nell’opportunità che offre allo studente di:
- confrontarsi con le variegate richieste di aiuto provenienti dall’utenza del territorio;
- sperimentare sul campo le tecniche apprese durante i corsi, ovviamente con il supporto di tutor designati dall’ente accogliente.
A prevedere la necessità di un tirocinio teorico pratico e a definire le finalità, è il Decreto ministeriale n. 509 del 1998, che recita:
“Il numero delle ore annuali di insegnamento teorico e di formazione pratica è determinato in misura non inferiore a 500, di cui almeno 100 dedicate al tirocinio in strutture o servizi pubblici o privati accreditati, nei quali l’allievo possa confrontare la specificità del proprio modello di formazione con la domanda articolata dell’utenza ed acquisire esperienza di diagnostica clinica e di intervento in situazioni di emergenza”.
L’area del tirocinio in psicoterapia tuttavia presenta, ormai da tempo, numerose problematiche che impediscono agli specializzandi di usufruire appieno delle sue opportunità.
Sin dalla sua costituzione, il Gruppo di lavoro “Formazione e Qualità in Psicoterapia” attivo presso l’Ordine degli Psicologi del Lazio si è impegnato a sostenere e promuovere la qualità della formazione specialistica in psicoterapia: da un lato, supportando le Scuole di Specializzazione (ad esempio, nel loro interfacciarsi con enti e istituzioni pubbliche e private a proposito del tirocinio); dall’altro, tutelando gli specializzandi attraverso la promozione di condizioni di chiarezza e qualità rispetto all’offerta formativa delle Scuole.
Nel corso degli ultimi mesi, in particolare, il Gruppo di lavoro si è costantemente confrontato con le Scuole di specializzazione del Lazio, realizzando un’indagine ad hoc sul tema dei tirocini per individuare bisogni e criticità, ma anche per rilevare le potenzialità di questa fase della formazione, sia per lo specializzando sia per l’utenza dei servizi sanitari.
Criticità emerse
L’indagine è partita con la somministrazione di un questionario sottoposto alle Scuole di specializzazione in Psicoterapia del Lazio. Dall’indagine sono emerse varie difficoltà che hanno riguardano oltre 2200 studenti coinvolti in un tirocinio presso enti pubblici o privati.
I primi, per inciso, sembrano essere i preferiti dagli specializzandi per la preconcetta attribuzione di poter osservare in queste sedi un maggior numero di casi.
Tra le maggiori difficoltà riscontrate si sono potute individuare determinate aree comuni, così enucleabili:
- difficoltà burocratiche relative alle procedure poco chiare di attivazione, al reperimento di giuste informazioni e alla richiesta continua presso gli enti di riferimento;
- tempi di attesa lunghi nelle risposte di convenzionamento, nelle risposte dagli enti di riferimento come Miur e Asl e nelle liste di attese per l’inserimento dei tirocinanti;
- richiesta improprie di denaro da parte delle ASL per stipulare nuove convenzioni o per prendere tirocinanti;
- poca disponibilità di tutor presso gli enti pubblici;
- informazioni poco chiare sull’attivazione dei tirocini;
- rifiuto di tirocinanti.
Dall’indagine è emerso, inoltre, che il tirocinante ha poche o nulle possibilità di maturare reali esperienze cliniche in psicoterapia. Spesso viene impegnato per svolgere attività di natura diversa da quella clinica e solo raramente gli enti consentono allo specializzando di seguire dei casi clinici a causa di una confusione esistente tra le caratteristiche distintive tra il tirocinio post lauream e il tirocinio di specializzazione.
In casi più rari, invece, si riscontra una poca disponibilità dei tutor, la mancanza di posti nel settore pubblico e infine la mancanza di poter sperimentare il proprio modello scientifico di riferimento.
Prospettive future
La ricerca si è successivamente concentrata sull’attività clinica esistente nelle scuole di specializzazione.
Dalla ricerca è emerso che quasi tutte le Scuole di specializzazione, oggi, prevedono un centro clinico all’interno dell’organizzazione della Scuola. I centri clinici offrono un servizio alla cittadinanza di attività consulenziale e clinica psicologica a costi contenuti aperta ad ogni fascia d’età, dai bambini agli adolescenti agli adulti. Alcuni prevedono un ventaglio di servizi che spazia dalla consulenza psicologica, alla valutazione diagnostica o alla psicoterapia.
La maggior parte dei centri clinici delle Scuole prevedono la partecipazione degli studenti nell’organizzazione e nella gestione dell’utenza afferente al centro.
Non tutti i centri hanno attivato delle convenzioni con le strutture pubbliche del territorio, pur essendo un potenziale strumento di accoglienza per le domande inevase dal Sistema Sanitario Nazionale dove il paziente a costi sociali può intraprendere un percorso psicologico e psicoterapeutico.
Tra gli intenti del Gruppo di lavoro attivo presso l’Ordine è presente anche la necessità di far conoscere alle istituzioni l’importante lavoro svolto da questi centri clinici per la collettività che si va ad affiancare a quello degli enti istituzionali e che copre un’importante fetta di richieste di aiuto rimaste inascoltate.
La possibilità di far svolgere il tirocinio di specializzazione all’interno dei centri clinici delle Scuole garantirebbe il rispetto del Dm n. 509/1998, secondo il quale – è opportuno ricordarlo – lo studente dovrebbe avere la possibilità di “confrontare la specificità del proprio modello di formazione”.