Gianni si è sempre pensato come una persona timida e poco brillante socialmente. Ha avuto costantemente difficoltà a intessere e coltivare le relazioni amicali, sul piano sentimentale si è sempre percepito impacciato, sul lavoro si è perlopiù accontentato di impieghi con poche responsabilità ma che avessero il vantaggio di non sollecitare le sue tendenze a preoccuparsi e a entrare in ansia.
Per lui il Covid è stato uno spartiacque drammatico. Ha perso il lavoro, ha percepito le poche relazioni che aveva ancora più incerte e inaffidabili e si è sentito portato alla deriva, senza forze e senza mezzi.
Frequentando assiduamente un piccolo gruppo di allenamento sportivo, sia in palestra che online, accenna alle sue difficoltà e il personal training gli suggerisce di rivolgersi a una persona che in un momento di bisogno lo ha molto aiutato a recuperare la fiducia in se stesso e a uscire da una situazione di stallo: una “specie di psicologo”. Gianni incuba il suggerimento e dopo alcuni mesi, con l’occasione di un nuovo lavoro, decide di chiedere aiuto. Il primo incontro con Guido lo entusiasma. Guido è un cinquantenne sportivo e alla mano, lo riceve in uno spazio confortevole e accogliente, per un’ora lo fa parlare dei suoi momenti di difficoltà, dei suoi desideri irrealizzati, delle sue aspirazioni. Alla fine dell’incontro Guido gli dice che il suo è un problema di autostima e che lavoreranno ogni settimana insieme affinché Gianni acquisisca la capacità di raggiungere i suoi obiettivi e il suo benessere.
Gli incontri vanno avanti. Guido dà spesso a Gianni dei compiti, indica comportamenti concreti da assumere nelle situazioni che Gianni vive quotidianamente, è molto direttivo e spesso insiste sui suoi propri successi, ponendo le sue scelte e i suoi comportamenti come esempi da seguire. Accade che, se Gianni non segue le sue indicazioni, all’incontro successivo Guido abbia atteggiamenti severi e sprezzanti. “Sei tu il tuo solo nemico, Gianni”.
Dopo quattro mesi dall’inizio della “terapia” Gianni si sente ancora più inadeguato e sofferente di quando ha iniziato, ma non riesce a smettere, non vuole mollare, fallire ancora. Il sarcasmo di Guido lo ferisce, ma assume la convinzione che lo faccia per il suo bene, per spronarlo. E poi Guido è sempre lì, ad ascoltarlo.
Per la psicologia, intesa come scienza e come comunità, è sempre stato importante il lavoro di definire la sua specificità: di oggetto, di processi, di modalità di intervento. E’ una disciplina ricca e variegata, che si rivolge a un campo di indagine e di intervento complesso e multiforme. Ma questa complessità non la rende una disciplina “vaga”. Nel tempo, si sono affinate enunciazioni puntuali su ciò che la psicologia è e fa. Il Codice Deontologico ne è viva espressione, e anche il continuo dialogo con le norme giuridiche che disciplinano la materia psicologica nell’ordinamento legislativo.
La Commissione Tutela dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, coordinata da Vera Cuzzocrea, ha molto lavorato in questi anni per far crescere una consapevolezza culturale più profonda e responsabile sulla professione psicologica: azioni di contrasto alle violazioni, certamente, ma ancora più a monte a livello promozionale verso i cittadini e le cittadine, in un’ottica preventiva, affinché sia garantito loro l’accesso a percorsi valutativi, di sostegno psicologico e riabilitativo-trattamentali adeguatamente protettivi e tutelanti e soprattutto coerenti con i requisiti scientifici e professionali che lo Stato italiano riserva alla professione psicologica, perché la salute psicologica è - anche - salute pubblica.
“La protezione della salute pubblica è l’aspetto cardine che orienta il lavoro della Tutela e il contrasto all’abusivismo professionale, pertanto, è un atto indispensabile per garantire che le persone che si trovano in una “condizione di particolare vulnerabilità” - data da un disagio psicologico che motiva la richiesta d’aiuto - ricevano interventi adeguati. [...] Le persone che subiscono la condotta abusiva (vittime/pazienti), potrebbero in tal senso essere considerate all’interno di una dinamica di rischio per la loro salute poiché già psicologicamente “vulnerabili”, a causa dello stato di malessere che orienta la loro richiesta di aiuto, e all’interno di una relazione “terapeutica” (quella abusiva) che potrebbe attivare una dinamica di dipendenza emotiva con lo/a pseudo-professionista tale da renderle ancora più vulnerabili (appunto la condizione, relazionale, di particolare vulnerabilità) e suscettibili alla suggestione (inganno).” (Il fare psicologico e l’esercizio abusivo, redatto dalla Commissione Tutela).
Gianni è vittima di una condotta abusiva, ma non lo sa. Nella relazione con Guido la manipolazione affettiva è tale che Gianni attribuisce a sé la sua incapacità di migliorare, di occuparsi del suo benessere. La difficoltà nella relazione con Guido diventa specchio e fantasma del suo agire fallimentare. “Mi boicotto”, diventa il suo mantra. E questa autopercezione di incapacità lo fa precipitare sempre di più, confermando la sua immagine di inettitudine. E’ il circolo vizioso che sostanzia e mantiene molte relazioni distruttive dove c’è sperequazione nelle posizioni di potere. Nelle relazioni di affidamento ancora di più.
Ci vorrà un incontro fortunato affinché Gianni riesca a mettere in discussione la relazione di sottomissione e manipolazione affettiva con Guido. Ci vorrà molto tempo perché comprenda, non solo intellettualmente ma emotivamente, di essere stato vittima di una condotta lesiva nei confronti della sua persona. Sapeva che Guido non era uno psicologo? E’ una domanda che per Gianni quasi non ha importanza. Perché quello che lui faceva ogni settimana nello spazio accogliente di Guido, quel parlare di sé, delle sue difficoltà e delle sue aspirazioni, era l’immagine che lui portava con sé di cosa significa fare un percorso terapeutico.
Tanto diciamo e continueremo a dire sugli atti tipici della professione psicologica, sul fatto che il colloquio psicologico “avviene alla luce di una specifica e dimostrabile capacità di inquadramento scientifico concettuale, e di un’approfondita comprensione teorica dei processi strutturali che rilevano per la situazione di merito, con uno scopo professionale esplicito” (Cnop, 2020).
E’ importante che il lavoro sulla Tutela diventi trama e tessuto della società civile. La strada è complessa, ma è anche ricca di saperi e di buone pratiche.