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Il 18 settembre 1997 gli U2 hanno tenuto un grande concerto all’aeroporto dell’Urbe di Roma, sulla Salaria. Una serata di musica memorabile. Ma una serata memorabile, per me, anche per un altro motivo: è stata la volta in cui sono andata più vicina in vita mia a una situazione di emergenza. Alla fine del concerto, la massa delle persone che defluiva verso i cancelli si trovò in una sorta di imbuto. Molta pressione alle spalle e un volume in uscita estremamente ridotto. C’era talmente tanta gente che camminava in uno spazio limitato che a un certo punto mi sono accorta di non riuscire a compiere passi normali sul terreno. Ero letteralmente trascinata in avanti dalla folla. Dell’amico con cui ero avevo perso le tracce in un attimo, preso, lui, da un'altra corrente di gente in movimento. Avvicinandomi mio malgrado sempre di più alla rete di confine dell’area ho iniziato a sentire gente che urlava: c’erano persone che venivano schiacciate contro la rete, cadevano e non avevano spazio sufficiente per rialzarsi. Le urla erano di paura e anche di dolore, e sembrava che non ci fosse modo di dare un corso diverso a quel movimento che schiacciava e spingeva. Letteralmente, non dipendeva dalla volontà di nessuno fare qualcosa di diverso da quell’avanzare spaventoso.
Poi improvvisamente qualcosa è cambiato. Probabilmente è stata aperta una zona più ampia per far defluire le persone e la pressione è diminuita. Però ho avuto la netta sensazione di essere molto vicina a vivere una tragedia (ad altri concerti di queste tragedie ne sono accadute, con morti e feriti).
Appartengono alle situazioni di emergenza avvenimenti come incidenti critici, disastri, gravi calamità, guerre e pandemie, eventi straordinari con un elevato impatto psichico potenzialmente traumatico. Straordinari, sì, ma sempre più frequenti nelle nostre vite. E per quanto spesso non si possa prevederne l’insorgenza e l’impatto, molto si può fare per fornire una risposta che possa contenerne o alleviarne la forza prorompente.
Il Gruppo di Lavoro Psicologia dell’Emergenza e Psicotraumatologia dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, coordinato da Lucia Bernardini, ha lavorato moltissimo durante questa consiliatura per mettere a punto strumenti di conoscenza e di intervento in questo ambito e per rafforzare una rete di psicologi formati in emergenza che possa collaborare con i principali soggetti pubblici e privati coinvolti nelle situazioni di crisi.
Le situazioni emergenziali provocano evidentemente una profonda attivazione sul piano psicologico: non a caso la psicologia dell’emergenza è nata nel contesto bellico. Lo psicologo che si forma in questo contesto si prepara a lavorare in situazioni che richiedono, ad esempio, grande adattamento e capacità di tolleranza allo stress, abilità nel trovare e mettere a punto strategie funzionali in situazioni complesse, velocità di valutazione e decisione in setting inediti, capacità di sostenere reazioni emotive spesso molto intense. Il mondo che vive una persona in una situazione emergenziale è un mondo che si frattura, le regole che disciplinano il quotidiano saltano improvvisamente, ci si trova esposti all’ignoto e senza possibilità di controllo. A questo smarrimento profondo lo psicologo dell’emergenza deve rispondere, sia sul piano della relazione diretta con il soggetto che vive lo stato di crisi sia sul piano della relazione con le risorse territoriali più adeguate a rispondere allo stato emergenziale in corso.
La parte del lavoro di gruppo è fondamentale in questo contesto. Per questo è molto preziosa l'attività che il Gruppo di Lavoro dell’Ordine ha svolto in questi anni per lo sviluppo di reti di collaborazione.
Nello specifico dell’ambito ospedaliero, ad esempio, è stato predisposto un elenco aggiornato degli Ospedali della Regione e dei Direttori Sanitari di Presidio, con l’indicazione dei D.E.A. di I e II Livello e con l’obiettivo di effettuare una prima ricognizione e condivisione delle procedure di intervento psicologico da attuarsi nei casi di emergenza e/o maxi-emergenza. Sono stati contattate nel mese di aprile 2023 tutte le Direzioni Ospedaliere presenti nel suddetto elenco, chiedendo di individuare un “Referente Psicologa/o per
l’Emergenza”. La Rete dei “Referenti Ospedalieri per l’Emergenza” è andata progressivamente estendendosi, grazie anche allo stretto contatto con le Direzioni Ospedaliere che per la maggior parte hanno accolto e mostrato attenzione alle iniziative del Gruppo di Lavoro, collaborando con vivo spirito partecipativo agli incontri organizzati.
Questo lavoro si rivelerà particolarmente prezioso in vista del Giubileo. Per quanto abbiamo detto che gli eventi emergenziali sono perlopiù improvvisi e inattesi, molto lavoro si può fare anche in ambito preventivo. Proprio in occasione del Giubileo, si stanno compiendo a Roma simulazioni di situazioni di emergenza, come può essere un attentato o il crollo di una infrastruttura, misurando quanto il territorio sia in grado di attivarsi in caso di crisi e di assorbire la richiesta di intervento e di presa in carico delle persone coinvolte. Gli ospedali sono ovviamente punto nevralgico di questa rete. E tutti gli operatori che possono prestare servizio in questo scenario sono risorse preziose.
Il contesto dell’emergenza è un luogo dove la psicologia può esprimere molta della sua specificità e della sua capacità di risposta ai bisogni del singolo e della collettività.