Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio ritiene di interpretare il sentimento e il pensiero della più ampia maggioranza delle psicologhe e degli psicologi esprimendo una forte perplessità per la mancata adesione da parte dell’Italia al Documento dell’Unione Europea per la promozione delle politiche a favore delle Comunità LGBT+.
Tale mancata adesione costituisce di fatto un’opposizione alle politiche oggetto del documento, oltre tutto espressa proprio nella Giornata Internazionale contro l’omobilesbotransfobia e in coincidenza con un fermo intervento del Presidente della Repubblica, che ha raccomandato alle istituzioni e a tutta la cittadinanza italiana «un impegno a fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle diversità».
Tale distanziamento del nostro Governo da una solenne dichiarazione dell’Unione Europea su un tema così importante, delicato e attuale, non trova giustificazione in motivi di natura giuridica (i soli che sarebbero ammissibili): rischia invece di tradursi in un avallo a modelli implicitamente ideologici di intolleranza e di discriminazione verso le minoranze sociali e di compressione di quelle libertà fondamentali della persona che la nostra Costituzione afferma quali princìpi inderogabili della convivenza civile.
Le psicologhe e gli psicologi ribadiscono con determinazione la loro volontà di adoperarsi in ogni contesto di intervento per promuovere il rispetto delle identità sessuali di ogni persona, come anche afferma il Codice Deontologico all’art. 4, co. 2, per il quale le psicologhe e gli psicologi «riconoscono le differenze individuali, di genere e culturali, promuovono inclusività, rispettano opinioni e credenze e si astengono dall’imporre il proprio sistema di valori».
Il Consiglio dell’Ordine del Lazio rivolge pertanto al Consiglio Nazionale un fermo invito a farsi carico di presentare tali istanze con sollecitudine agli interlocutori governativi della professione, perché siano resi consapevoli della contrarietà della nostra famiglia professionale a ogni forma di discriminazione sociale, e accolgano e facciano proprie le raccomandazioni del Capo dello Stato in materia di diritti della persona e di contrasto attivo a ogni tipo di discriminazione.