Censimento degli Psicologi operanti in ambito sportivo

Obiettivo principale di promuovere la professione dello psicologo

È passato più di un anno da quando il Gruppo di Lavoro “Psicologia dello Sport” dell’Ordine degli Psicologi del Lazio ha deciso di istituire i Comitati d’Area, con l’obiettivo principale di promuovere la professione dello psicologo e di dare spazio alle esperienze dei vari colleghi nei diversi campi di applicazione dello sport.
Tutto questo è stato reso possibile grazie ai dati forniti dal censimento effettuato nel novembre 2015 e presentato all’AIPS (Associazione Italiana di Psicologia dello Sport) di Bologna nel 2016.

A 2 anni di distanza abbiamo deciso di riaprire questa attività, come suggerito anche durante il Tavolo tecnico del CNOP sulla Psicologia dello Sport del 17 febbraio 2017.
L’obiettivo del nuovo censimento è stato quello di far riportare le proprie esperienze e formazioni ai colleghi che, durante la prima analisi, sono stati impossibilitati a compilarlo e per aggiornare i precedenti risultati.
Il questionario è stato creato grazie al confronto tra i colleghi interni al nostro Gruppo di Lavoro e prendendo spunto dall’esperienza dei GDL degli altri Ordini regionali; è stato compilato da 95 colleghi, con un’età compresa tra i 27 e i 66 anni.
I principali risultati emersi sono stati presentati a Trieste, al Convegno Italiano di Psicologia dello Sport dell’AIPS, riscontrando un notevole interesse da parte dei diversi partecipanti e relatori.
I dati, ad esempio, hanno mostrato che soltanto il 69% dei 95 partecipanti ha una qualunque formazione in psicologia dello sport, ma che quasi uno su due, ovvero il 49%, ha concluso o sta terminando una scuola di specializzazione. Non c’è infatti una normativa che specifichi il tipo di formazione che debba possedere lo psicologo che lavora nell’ambito dello sport, tuttavia crediamo e suggeriamo ai colleghi di aggiornarsi attraverso corsi, seminari e convegni, sia italiani che internazionali, e di cogliere questi eventi come opportunità di confronto e scambio.
Gli ambiti applicativi che hanno visto una maggiore presenza di psicologi risultano essere l’agonismo, con il 45%, e l’età evolutiva, con il 37%. Più indietro troviamo la disabilità e l’integrazione sociale con il 26%, poi il wellness e benessere della persona con il 22%, la ricerca e la formazione con il 16% e infine solo il 5% dei colleghi lavora con la terza età.

Tutte queste informazioni ci hanno permesso di avere un quadro ancora più completo circa gli psicologi che lavorano nel mondo sportivo nella regione Lazio. Tuttavia, come suggerito dai colleghi presenti al Convegno, potrebbe essere interessante svolgere non solo una mappatura delle loro residenze, ma anche un’analisi approfondita sul luogo in cui lavorano e sulle diverse strutture sportive presenti nella regione.

Concludendo, risulta evidente la necessità di definire le conoscenze e le competenze che deve avere lo psicologo dello sport, sia fra gli stessi colleghi, nel tentativo di valorizzare l’importanza della formazione e dei diversi campi applicativi, che negli ambiti sportivi. I referenti istituzionali di quest’ultimi, ovvero le federazioni, le associazioni e le società, appaiono come il destinatario finale di una possibile attività di promozione che ancora poco sà dell’importanza della nostra figura professionale e delle sue diverse aree d’intervento.

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