Numerosi studi evidenziano come la partecipazione femminile alle attività motorie e sportive sia nettamente inferiore a quella dei coetanei maschi e tale gap tenda ad aumentare al crescere dell’età, infatti il tasso di drop-out giovanile dai contesti sportivi da parte di persone di sesso femminile sia molto maggiore rispetto a quelle di sesso maschile. Inoltre, sebbene la partecipazione femminile allo sport stia gradualmente aumentando, le donne rimangono sottorappresentate negli organi decisionali delle istituzioni sportive, sia a livello locale e nazionale, sia a livello europeo e mondiale.
Questo fenomeno globale è chiaramente molto complesso e offre moltissime possibilità di letture e spunti di riflessione.
Tanto che anche a livello europeo, in seguito alla conferenza dell’UE sulla parità di genere nello sport, svoltasi nel 2013, è stata approvata una proposta riguardante le azioni strategiche da porre in atto per promuovere la parità di genere nello sport. Riconoscendo che c’è ancora molto da fare, le azioni e le raccomandazioni contenute nella proposta incoraggiano gli organi di governo dello sport e le organizzazioni non governative a elaborare e attuare strategie d’azione nazionali e internazionali per la parità di genere nello sport.
Pur senza volersi addentrare in un dibattito secolare, si ritiene di poter affermare come l’attuale modello di convivenza sociale sia stato costruito (e a sua volta alimenti) una cultura per cui le persone di sesso femminile sono esposte, per limitarsi a qualche esempio, ad una minore disponibilità di risorse (economiche e di tempo) utili a dedicarsi alla pratica sportiva, così come ad un maggior giudizio (interno ed esterno) rispetto alla propria immagine corporea e, dunque, al primario oggetto di lavoro della pratica sportiva.
Questi e altri fattori contribuiscono (e, anche qui, a loro volta sono alimentati) a una minore presenza di persone di sesso femminile sia nello staff tecnico (allenatorə, preparatorə, eccetera) sia nel management (presidentə, dirigentə, eccetera) e, più in generale, al perpretarsi della convizione per cui il modello di leadership più funzionale nei contesti sportivi sia quello che viene culturalmente definito come “maschile”, in opposizione a quello definito come “femminile”.
Entrambi questi elementi contribuiscono in maniera rilevante ad aumentare il tasso di drop-out delle persone di sesso femminile, sia rendendo scarse le rappresentazioni e le possibilità di immedesimazione sia costruendo un contesto respingente, anche a livello mediatico
Il gruppo di Progetto ha realizzato la campagna intitolata” Pari opportunità, grandi risultati!” e un evento dal titolo Drop-out e differenze di genere